26 luglio 2013

Il Venerdì del Libro - Mia suocera beve di Diego De Silva

Il romanzo racconta la storia dell’avvocato d’insuccesso Vincenzo Malinconico alle prese con un sequestro di persona ripreso in diretta dalle telecamere di un supermercato. Ad averlo studiato ed eseguito è un ingegnere informatico che ha progettato il sistema di video sorveglianza. Il sequestrato è un capomafia, che l’ingegnere considera responsabile della morte accidentale del suo unico figlio. Il piano è molto efficace: all’arrivo delle telecamere della televisione, l’ingegnere vuole raccontare il suo dramma e processare in diretta il boss. La scena del sequestro diventa cosí il set di un tragicomico reality, con la folla e le forze dell’ordine all’esterno del supermercato che assistono impotenti allo «spettacolo». La sola speranza d’impedire la tragedia è affidata proprio all’avvocato Vincenzo Malinconico, che l’ingegnere incontra casualmente nel supermercato e «nomina» difensore d’ufficio del boss nell’improvvisato processo.

Malinconico, con la sua proverbiale irrisolutezza, il suo naturale senso del ridicolo, la sua tendenza a rimuginare, uscire fuori tema, trovare il comico nel tragico, il suo riepilogare e riscrivere gli eventi recenti della sua vita privata (la crisi sentimentale con la sua compagna, le incomprensioni della sua ex moglie e dei due figli, l’improvvisa diagnosi di leucemia della sua ex suocera), riuscirà a sabotare il piano dell’ingegnere e forse anche quel gran casino che è la sua vita.
Attorno alla storia principale il protagonista inserisce dei temi di contorno che non sono molto diversi dai piccoli grandi problemi che ognuno di noi affronta quotidianamente (il lavoro, l'amore, la famiglia, il senso della giustizia) , tutti affrontati con una certa ironia e quel pizzico di impulsività tipiche dell'avvocato Malinconico. In qualche pagina il personaggio creato da De Silva filosofeggia un pò troppo, mentre l'argomento principale avrebbe meritato meno superficialità perche un padre disperato per la morte assurda del figlio vittima della camorra ma sospettato di essere ad essa colluso per una seria di fatalità, che cerca di riabilitare la memoria del ragazzo rischia di diventare una tragica macchietta.
La ruspante ironia di Malinconico non risparmia neanche il potente mezzo della televisione con tutti i suoi limiti e le sue falsità impersonate nella esilarante figura di Mary Stracqualorso, una specie di Aldo Biscardi in gonnella (ma molto peggio di lui...). De Silva si prende il rischio di tutti quelli che creano personaggi estremamente ironici , quando questi capitano nelle tragedie e le affrontano alla loro maniera , ti sembra che il loro modo di essere sia un pò fuori posto quasi che noi, un pò da ipocriti magari, pensiamo che non versino abbastanza lacrime, come se il loro senso di distacco dal dolore degli altri non sia quello che spesso "pratichiamo " egoisticamente anche noi .


Alla domanda “Consiglieresti la lettura di questo libro?” forse risponderei NI …. L’ho letto con piacere ma senza particolare slancio.

19 luglio 2013

Il Venerdì del Libro - Il meglio che possa capitare a una brioche di Pablo Tusset

“Il meglio che possa capitare a una brioche è di essere imburrata”

Questo è il primo pensiero di Pablo Miralles, protagonista del romanzo di Tullet. Descrivere Baloo (è il suo soprannome) è davvero complicato: ha trent’anni, non ha un vero lavoro, vive a Barcellona, è un Miralles. Fin qui niente di strano. Peccato che la famiglia Miralles sia milionaria: il Signor Padre ha un conto in banca da far girare la testa, il Meraviglioso Fratello Sebastiàn The First è un imprenditore col fiuto per i grandi affari. Pablito invece va contro corrente. Centoventi chili di pigrizia, è allergico alle relazioni stabili e alle regole imposte dalla società: Bagheera, la Belva Lotus, e una carta di credito da cui attingere quasi illimitatamente a parte. Quando il Meraviglioso Fratello si caccia nei guai, Pablo non esita a mettersi sulle sue tracce e a sfruttare quei lussi che Sebastiàn si è lasciato alle spalle. Tutto inizia con un indirizzo. Barcellona, via Jaume Guillamet 15, e un fazzoletto rosso annodato a un lampione. Improvvisandosi investigatore alla ricerca del fratello misteriosamente scomparso, Pablo scopre quali scheletri si nascondano negli armadi dei Perfetti. Pablo si avvicina così a una nuova realtà, spaventosa e attraente al tempo stesso.

Il meglio che possa capitare a una brioche, è un libro stravagante. Un pò giallo, un pò comico, inquieta e stupisce di capitolo in capitolo, trascinando il lettore per una Barcellona moderna, festante ma anche fumosa. A farci percorrere le sue strade è un personaggio tanto semplice nelle esigenze quanto complesso nell’atteggiamento di fronte alla vita. E poi c’è la Fina, la coprotagonista: capelli arancioni, una vita coniugale deludente, la risata facile. Mai coppia poteva essere peggio assortita, eppure il mix è travolgente.

Il vortice di avventure ed imprevisti va avanti in un crescendo di suspence ed equivoci sino ad un finale che lascia letteralmente senza fiato e fa dire " No, non è possibile!". Lo stile è molto piacevole con dialoghi verosimili (parolacce incluse) ed estremamente divertenti (più volte ho dovuto interrompere la lettura e godermi inarrestabili risate lacrimose). Consiglio vivamente a tutti la lettura di questo romanzo.
 

12 luglio 2013

Il Venerdì del Libro - Sulla Strada di Jack Kerouac

Prima di leggere questo libro avevo letto diverse recensioni e opinioni, più che altro incuriosito non tanto dal libro in sé, quanto dello scrittore Kerouac, padre della Beat Generation.
Personaggio enigmatico e controverso, un po’ come tutti gli altri scrittori appartenenti alla Beat.
Per quello che riguarda il libro in sé, anche qui i commenti erano contrastanti, tra chi lo definiva un capolavoro da leggere in una notte (…una notte insonne…) e chi lo definiva un libro molto molto sopravvalutato.
Diciamo che dopo averlo letto, in una settimana, mi piazzo nel mezzo. Credo onestamente che il libro sia un bel libro, ma che in alcuni casi si faccia fatica ad andare avanti. Il libro, come molti sapranno già, parla della storia del protagonista Sal (Kerouac) e del suo amico Dean (Neal Cassidy) che in periodi differenti per ben 4 volte attraversano l’America con mezzi di fortuna, incontrando le persone più strane e visitando i luoghi più disparati dell’ America del 1950.
Lo stile, al contrario di quello che pensavo, è molto “pulito”. Poche sono le parolacce o i termini scurrili e anche le scene di sesso  in realtà sono toccate solo superficialmente. Sembra quasi una storia raccontata da un ragazzo per bene che improvvisamente perde la testa e decide di fare questi viaggi…
In risposta a chi dice che il libro in fin dei conti non parla di nulla dico che è pur vero che letta oggi nel 2013 questa storia può sembrare vuota di contenuti ed a tratti monotona, ma credo che il segreto di questo libro stia proprio nel riuscire (più di molti altri) ad immedesimarsi nel protagonista e quindi cercare di fare questi viaggi nel 1950.
Ecco così che il libro guadagna molti punti e diventa interessante sia per capire l’ambiente americano nel 1950, sia per capire le idee ed i pensieri del “giovane ribelle” Kerouac, che perdendosi per l’America cerca di trovare innanzitutto se stesso. Invece, una delle grosse pecche di questo libro sta nel soffermarsi, da parte dell’autore, eccessivamente su scene o situazioni poco rilevanti o di nessuna importanza per lungo lungo tempo.
Il libro diventa così lento e pesante in alcuni passaggi. In conclusione un libro che si legge, ma certo, onestamente, dal “manifesto della Beat” mi aspettavo qualcosa di più.
Il viaggio verso sud di Sal e Dean lungo le strade infinite del Texas e del Messico, è in definitiva un viaggio verso il nulla, nel quale ciò che importa non è arrivare, ma andare, muoversi indefinitamente nella speranza, che si sa comunque vana, di esorcizzare un'ansia e un male di vivere sempre crescenti, a dispetto delle rischiose vie di fuga offerte dall'alcol, dalla marijuana, dalla benzedrina. L'ineludibile bisogno di ribellarsi, il valore dell’amicizia, la ricerca dell’autenticità, e di una difficilissima appartenenza offrono le coordinate di un universo giovanile segnato dall’ombra nera della dissoluzione e della morte.


In definitiva però non lo rileggerei J
 

28 giugno 2013

Il Venerdì del Libro - Dieci Piccoli Indiani di Agatha Christie


Questo libro racconta di dieci persone che sono invitate su una strana isola, Nigger Island, da proprietari sconosciuti; queste persone sono il giudice Wargrave, le signorine Vera Claythorne e Emily Brent, Philip Lombard, il generale Macarthur, Anthony Marston, il signor Blore, il dottor Armstrong, il maggiordomo Rogers e sua moglie. Tutti si ritrovano assieme alla villa dell’isoletta.
La casa è molto bella e in ogni camera c’è una poesia attaccata sul caminetto, mentre sulla tavola del salotto ci sono 10 statuette di 10 negretti. La sera dopo cena si tutti si accomodano in salotto e ad un tratto sentono una voce che incrimina ogni ospite di aver commesso un omicidio.
Dopo poco sentono un tonfo e trovano Mrs Rogers svenuta; il dottore e suo marito la portano quindi in camera a riposare.
Tutti cercano di scoprire da dove proveniva la voce e dopo qualche ricerca scoprono che essa proveniva da un grammofono: a questo punto Rogers confessa di aver messo lui il disco su ordine dei signori Owen. Tony Marston è il più nervoso e per rilassarsi beve tutto di un fiato il suo bicchiere di whisky cadendo a terra stecchito! Il bicchiere di whisky infatti è pieno di cianuro di potassio.
Tutti sono sconvolti e decidono di andare a letto. La mattina dopo tutti stanno bene, ma ad un tratto Rogers si reca dal dottore per dirgli che sua moglie non riusciva a svegliarsi: il dottore corre subito in camera della donna e si accorge che è morta nel sonno. Al momento della colazione gli ospiti si accorgono che sulla tavola ci sono due statuette in meno!
Il giorno dopo viene trovato il corpo di Rogers ucciso da un’ascia mentre stava spaccando della legna. Piano piano tutti gli ospiti vengono uccisi seguendo l’ordine della poesia appena sul caminetto ed ogni volta una statuetta scompare dal tavolo del soggiorno… Chi sarà il colpevole?
Una storia claustrofobica e angosciante, in cui la morte è la grande protagonista. La storia si sviluppa secondo la filastrocca dei Ten Little Niggers, che uno alla volta cadono sotto i colpi della Grande mietitrice. I protagonisti sono costretti a convivere nel reciproco sospetto e con l'angoscia per il passato che non passa e l'ineluttabile destino che non tarderà a compiersi.

La genialità dell'autrice sta nel rendere tutti i presenti colpevoli di un delitto precedente e quindi possibili organizzatori di questo assassinio di massa. Per di più, più si va avanti con il libro, più sembra che i sospetti sfumino... Decisamente il miglior libro della Christie che abbia mai letto. Non solo la soluzione del giallo è bellissima (ma questo è caratteristico di tutti i libri che ho letto di questa autrice), ma il romanzo è praticamente sempre emozionante. Il racconto diventa sempre più avvincente man mano che ci si spinge avanti nella lettura delle pagine, con il lettore che è portato a chiedersi quale sarà la prossima vittima, in che modo verrà uccisa, come possa essere stato macchinato tutto questo... nel finale ogni tassello trova il suo posto, in un puzzle che ho trovato praticamente perfetto. Lo consiglio a chiunque avesse voglia di leggere un giallo geniale ed emozionante allo stesso tempo, fra le altre cose non è eccessivamente lungo e si legge in qualche ora!

30 maggio 2013

Il Venerdì del Libro - "Il vecchio e il mare" di Ernest Hemingway

Oggi partecipo al Venerdì del Libro con un grande classico di Hemingway ..... che però non posso dire sia entrato nella mia classifica di libri preferiti e soprattutto penso che non lo rileggerò.
Più che di un libro, dovremmo parlare di un racconto.
Si legge d'un fiato, sia per la struttura che per la trama, che si possono definire semplici, sia per la scrittura molto fluida, essenziale ed asciutta, senza fronzoli.
Diciamo che è tutto piuttosto pittoresco e particolare, a tratti appassionante e a tratti forse anche un po' ripetitivo.
Senz'altro commuovente, soprattutto la fine.
Il tutto si incentra sul tema dell'uomo che affronta il suo destino a costo della vita ed il filo conduttore è il continuo ricostruire la propria vita e ripartire con orgoglio, umiltà, coraggio, perseveranza, rispetto della natura e degli animali.
In sintesi questa la trama.
Dopo ottantaquattro giorni durante i quali non è riuscito a pescare nulla, il vecchio Santiago vive, nel suo villaggio e nei confronti di se stesso, la condizione di isolamento di chi è stato colpito da una maledizione.
Solo la solidarietà del giovanissimo Manolo e il mitico esempio di Joe Di Maggio, imbattibile giocatore di baseball, gli permetteranno di trovare la forza di riprendere il mare per una pesca che rinnova il suo apprendistato di pescatore e ne sigilla la simbolica iniziazione.
Nella disperata caccia a un enorme pesce spada dei Caraibi, nella lotta, quasi letteralmente a mani nude, contro gli squali che un pezzo alla volta gli strappano la preda, lasciandogli solo il simbolo della vittoria e della maledizione sconfitta, Santiago stabilisce, forse per la prima volta, una vera fratellanza con le forze incontenibili della natura e, soprattutto, trova dentro di sé il segno e la presenza del proprio coraggio, la giustificazione di tutta una vita.


23 maggio 2013

Il Venerdì del Libro - Almeno il cappello di Andrea Vitali


La piccola fanfara di Bellano, le aspirazioni e le ambizioni personali delle autorità e di un musicista dilettante, gli intrecci e gli intrighi della vita di paese.
Ad accogliere i viaggiatori che d’estate sbarcano sul molo di Bellano dal traghetto Savoia, c’è solo la scalcagnata fanfara guidata dal maestro Vergottini, prima cornetta e direttore. Un organico di otto elementi che fa sfigurare l’intero paese, anche se nel gruppetto svetta il virtuoso del bombardino, Lindo Nasazzi, fresco vedovo alle prese con la giovane e robusta seconda moglie Noemi. Per dare alla città un Corpo Musicale degno di questo nome ci vuole un uomo di polso, un visionario che sappia però districarsi nelle trame e nelle inerzie della politica e della burocrazia, che riesca a metter d’accordo il podestà, il segretario comunale, il segretario della locale sezione del partito, il parroco e tutti i notabili della zona. Un insieme di imprevedibili circostanze può forse portare verso Bellano il ragionier Geminazzi, che vive sull’altra sponda del lago, a Menaggio, con la consorte e la numerosa prole. Almeno il cappello racconta la gloriosa avventura del Corpo Musicale Bellanese, le mille difficoltà dell’impresa e la determinazione di chi volle farsene artefice.
Lo stile è quello di Vitali, inconfondibile... guarda ai suoi personaggi con distacco e ironia. I suoi scritti sono sempre piacevoli. Ma questa volta il romanzo è monco, non ti prende, la trama non regge. Troppi personaggi e poco approfonditi, avrei letto volentieri qualche pagina in più riguardo a Lindo Nasazzi e la sua " simpatica" consorte e avrei volentieri evitato certe lungaggini riguardo alle divise per la banda o agli strumenti...

16 maggio 2013

Solo es futbol!


C'è poco da dire di fronte a questa foto se non spiegare che, in Spagna, questa storia ha conquistato le copertine dei quotidiani sportivi.

Per una volta il protagonista della prima pagina del quotidiano spagnolo Marca non è Cristiano Ronaldo, o Josè Mourinho, ma il piccolo Alejandro di 5 anni. Il bimbo diventa autentico spot per il calcio visto che, in un periodo in cui si parla spesso e volentieri di cattivi esempio, razzismo e violenza, incarna il vero valore dello sport, quello di giocare e divertirsi.

Lo scatto ritrae Alejandro Rodriguez Macias intento a dividere i litiganti in mezzo al campo, l'allenatore avversario e l'arbitro dell'incontro tra bambini nella zona di Las Palmas, Gran Canaria. "Voglio soltanto continuare a giocare", ha detto il piccolo, il cui gesto, catturato dalla macchina fotografica di uno dei papà in tribuna, ha fatto il giro del mondo.

Un gesto che vale più di mille parole!

10 maggio 2013

Venerdì del Libro - Il libraio di Kabul di Seierstad Åsne

Il Libraio di Kabul è un bel libro scritto da una giornalista sul campo, che ha realmente vissuto con la famiglia protagonista di questo romanzo.
L'autrice è una giovane inviata norvegese che entra a Kabul al seguito delle truppe alleate e Sultan Khan è una delle prime persone che incontra. Il libraio è stato incarcerato per due volte in nome della libertà intellettuale e della dignità del suo paese.
Asne viene accolta in casa Khan e diventa per circa un anno "la figlia bionda" del libraio.
Ci racconta storie di libri salvati e squarci di vita quotidiana in Afghanistan attraverso amori proibiti, matrimoni combinati, crimini, punizioni, ma anche solidarietà e legami fortissimi.
Da testimone ci descrive la vita quotidiana di un nutrito gruppo di persone, comandate senza possibilità di appello dal capofamiglia Sultan. Ogni capitolo è dedicato ad un componente della famiglia, ci racconta la sua storia, descrive i suoi sogni ed i rapporti con gli altri parenti. Tutto questo sempre e solo descrivendo, senza lasciar trasparire, se non velatamente, la sua opinione.
Sta a noi trarre le conclusioni e spesso arrabbiarci o stupirci per determinate dinamiche familiari, per la condizione della donna o per il trattamento riservato ai bambini.
A parte le vicende politiche che vengono narrate, rimangono impressi gli usi che ci sono nell'interazione e nei ruoli svolti dai due sessi in ambito casalingo.
La lettura di questa storia mi ha fatto meditare e riflettere sia sul significato di libertà, che cambia molto da posto a posto, da Paese a Paese, da persona a persona.
Ma soprattutto mi ha fatto pensare alla situazione della donna.
Sembrerà retorico ma per noi occidentali la parola libertà ha un'accezione completamente diversa rispetto a quella che hanno per esempio in Afghanistan.
E' un romanzo che si legge con fluidità, un bell'affresco di vita reale dell'Afghanistan del ventunesimo secolo.


La copertina del libro

L'autrice, "la figlia bionda" del libraio

 

30 aprile 2013

Al mio cucciolo .....


.... e a tutta la strada che percorreremo insieme!!!!
ti voglio un bene dell'anima e mi fai sciogliere ogni volta che mi abbracci e quando mi guardi con quei tuoi profondi occhioni blu e mi sussurri con la tua voce stentata da duenne ..... "MAMMA SAI CHE SEI BELLA?"
In quei momenti mi rendo davvero conto che ho tutto quello che posso desiderare.
Sei una fonte inesauribile di gioia e di amore

19 aprile 2013

Il Venerdì del Libro - La cattedrale del Mare di Ildefonso Falcones

Il buio Medioevo inizia ad acquistare una luce insperata ed inattesa.
Tra profonde ingiustizie sociali, il flagello della peste, le folli dottrine dell’Inquisizione, le guerre, la povertà diffusa, si sviluppa un flebile germoglio di speranza e di libertà. La povera gente sembra riscattarsi costruendo con le proprie mani la cattedrale di Santa Maria del Mar a Barcellona e trovando ispirazione dalla devozione mistica alla Vergine Maria...
La vita di Arnau ripercorre, passo dopo passo, la costruzione della cattedrale del popolo, la chiesa di Santa Maria del Mar in una Barcellona in pieno fermento. Una città che ridà una flebile speranza ai poveri servi della gleba che arrivano fuggiaschi e disperati dalle campagne dove subiscono ogni genere di sopruso da parte dei nobili. Arnau vi giunge in questo modo, ancora piccolo e affamato, con il padre Bernat fuggito dal signorotto che gli ha rovinato la famiglia. Con un periodo di lavoro, infatti, la città promette ai servi della gleba di acquistare quella libertà che sembra un sogno irrealizzabile. Barcellona ridà la vita, ridà la libertà, ridà la speranza alla povera gente che dell’oscuro Medioevo sembra rivedere la luce.
Quella luce che ancor oggi si vive nella città catalana, la luce del mare, la luce che si diffonde nella cattedrale del popolo.
Arnau contribuisce fin da piccolo all’esecuzione della grande chiesa trasportando pietre più grandi e pesanti di lui. Attraversa le incredibili insidie del periodo e della città. La fame, i soprusi della nobiltà, le crudeli ed ingiustificate azioni dell’Inquisizione, le guerre, gli attacchi nemici. Perde il padre, instancabile lavoratore che gli ha donato uno sconfinato amore e la vita stessa. Conosce Joan un bambino della sua età che accoglie come un fratello in nome della loro unica speranza: la devozione per la Vergine Maria. Conosce le passioni travolgenti, l’amore sincero della moglie, l’odio della seconda moglie imposta dal re ed infine il vero amore per Mar molto più giovane di lui.

Un grande romanzo storico ambientato nel XIV secolo in una delle più belle città d’Europa che viene descritta nei minimi dettagli, tanto che sembra di percorrerla in lungo ed in largo sui lastricati di pietra, sembra di affacciarsi sulle piazze popolate da povera gente, nei mercati, nei quartieri dove si mescolano razze e religioni così diverse come quella cristiana, quella ebraica e quella musulmana.
Il flagello per antonomasia del Medioevo, la peste, si porta via intere famiglie. L’odio dei cristiani per gli ebrei mette in evidenza quelle tragedie che si ripeteranno in maniera ancor più violenta nel corso della storia. Arnau incarna la libertà ed infatti diventa prima un ottimo soldato, poi un ricco commerciante prima di conoscere la persecuzione dell’Inquisizione dalla quale si salva solo per l’amore di Mar e dello schiavo Guillem.
Perde tutte le sue ricchezze ma riacquista gli affetti più cari e la libertà. Un raggio di sole irraggia il pavimento della grande cattedrale e la colonna in pietra vicina ad Arnau. L’uomo guarda la colonna e pensa alla giovinezza e a quante pietre ha trasportato sulla schiena fino a sanguinare, poi si gira e guarda il volto del figlio sorridere. Riguarda la statua di Maria e ne trae speranza per le generazioni future...

10 aprile 2013

Il Venerdì del Libro - La donna in bianco di Wilkie Collins

Siete pronti ad una serie di intrighi, apparizioni e sparizioni, delitti e scambi di identità che compongono la trama de "La donna in bianco"?
Nel 1860 Charles Dickens pubblicò il romanzo a puntate sulla sua rivista "All the Year Round", suscitando uno straordinario interesse nel pubblico che seguì per un intero anno le vicende della sventurata Anne Catherick e quelle degli altri personaggi e facendo guadagnare al suo autore l'attributo di "padre del poliziesco moderno".“La donna in bianco” è una storia dai contorni misteriosi e drammatici che consiglio agli amanti dei classiciLa vicenda narra di Walter Hartrigh, un giovane maestro di disegno che ottiene un incarico come insegnante presso una nobile famiglia di Londra, i Fairlie, composti dal padrone di casa il signor Frederick Fairlie, sua nipote Laura e la sorellastra Marian che diventeranno sue alunne.
Durante il viaggio viene fermato da una misteriosa donna vestita di bianco…
La ragazza, pallida e spaventata gli chiede delle informazioni per arrivare a Londra, e il giovane allarmato dall’apparizione e dal suo stato emotivo, cerca di aiutarla accompagnandola per un pezzo di strada.
Durante il tragitto scopre alcuni particolari della sua vita, il suo odio verso un baronetto di cui non vuol svelare il nome e l’affezione verso una gentildonna che l’ha presa sotto la sua protezione da bambina, la Signora Fairlie, morta da anni ma di cui serba un dolcissimo ricordo.Walter gli paga una carrozza ma mentre si allontana scorge due uomini che la stanno inseguendo perché è scappata da un manicomio.
Turbato dall’episodio, il giovane arriva in ritardo alla tenuta e deve aspettare l’indomani per incontrare i membri della famiglia.
La prima ad accoglierlo è Marian Halcombe, una delle sue allieve, che compensa la mancanza di beltà con una mente acuta e una lingua tagliente. Marian lo tratta con grande familiarità presentandosi come la sorellastra povera e brutta di Laura Fairlie, l’erede di famiglia che oltre alla ricchezza possiede un grande fascino e una innata dolcezza verso tutti, ma nonostante le differenze fisiche e sociali, le due sorelle sono legatissime tra loro.
Walter le racconta l’incontro con la donna in bianco e il suo affetto verso la defunta signora Fairlie (madre delle due sorelle) e Marian incuriosita gli promette di fare delle ricerche tra le lettere della madre.
Dopo un breve dialogo con il padrone di casa, il filantropo sig. Fairlie, Walter incontra la seconda allieva, la bellissima Laura che lo affascina con i suoi modi gentili e delicati ma l’incontro con la ragazza gli lascia una strana impressione. Il suo volto gli ricorda qualcuno e lo scoprirà grazie alle lettere della signora Fairlie che in una corrispondenza con il marito gli racconta di una bambina, Anne Catherick che ha preso sotto la sua ala protettrice per la straordinaria somiglianza con la sua dolce figlia, Laura. Per Walter questa rivelazione è uno shock perché in effetti le due ragazze si assomigliano moltissimo ma una è pallida e malata, l’altra è piena di vita.
Ma dimenticata la donna in bianco, con il passare dei giorni i sentimenti dei due giovani si trasformano da semplice amicizia a legame profondo, ma Marian confida al giovane che la sorella è promessa sposa ad un baronetto, Sir Percy Glide, non per amore ma per dovere verso il padre che li ha promessi prima di morire.
Anche la misteriosa Anne Catherick aveva dei legami con un baronetto, sarà la stessa persona? E cosa succederà ai due giovani?
Non vado oltre con la trama ma questa storia così affascinante e avvincente mi ha davvero conquistata. Non mi stupisce il suo grande successo (uscirono persino dei capi d’abbigliamento con la scritta “donna in bianco”).
La carta vincente di questa storia è “l’attesa”, quella apprensione che ti porta a pensare: ma cosa succederà tra qualche pagina? Chi morirà? Tra l’altro riesco ad immedesimarmi in quei poveri lettori che hanno dovuto aspettare un anno per scoprire la verità e svelare il mistero della donna in bianco.
La vicenda viene narrata da vari personaggi come testimoni in un processo, infatti ogni protagonista racconta la sua storia attraverso una raccolta di scritti (lettere, diari o confessioni).
L’ambientazione è molto curata, mi sono piaciute le descrizioni della tenuta Fairlie tanto viva e ricca al contrario della dimora di Sir Glide, sinistra e inquietante come il suo padrone.
I personaggi sono trattati con cura, descrivendo i protagonisti nei minimi particolari, visivi e psicologici.
Ho notato che nella storia ricorre spesso il tema del doppio, personalità opposte al confronto come Laura con Anne, Walter con Sir Percy e soprattutto Marian con il Conte Fosco, il marito della zia di Laura, un nobile italiano che trama alle spalle dei protagonisti con atteggiamenti ambigui e subdoli. L'autore lo descrive come un uomo anziano di grande mole ma agile come un ragazzino, sensibile verso gli animali ma diabolico verso i suoi nemici, talmente affascinante da incantare tutti quelli che incontra. E' il villain perfetto e la lotta psicologica con la coraggiosa Marian sono le pagine più interessanti del romanzo, una sorta di attrazione/repulsione tra i due e secondo me sono i personaggi più riusciti della storia.
Questo romanzo mi è stato regalato da un’amica e alla vista delle 700 e più pagine che lo compongono ero rimasta un po’ bloccata ma ora sono molto contenta di averlo letto.

5 aprile 2013

Il Venerdì del Libro - Il tempo che vorrei di Fabio Volo

"Amo mio padre. Lo amo con tutto me stesso. Amo quest’uomo quest’ uomo che quando ero piccolo non sapeva mai quanti anni avevo. Amo quest’uomo che ancora oggi non riesce ad abbracciarmi a dirmi "Ti voglio bene". In questo siamo uguali. Ho imparato da lui. Neanche io riesco a farlo". Fabio Volo, da "Il tempo che vorrei".
Recensire un libro di Fabio Volo è meno semplice di quanto possa sembrare, essendo uno degli autori italiani più discussi degli ultimi anni. Tuttavia la maggior parte di coloro che ne hanno letto l’intera bibliografia sembra essere concorde nel ritenere Il tempo che vorrei l’opera che ne segna la maturità professionale.
L’evoluzione rispetto alle opere precedenti si denota già dall’argomento trattato che non è più soltanto il rapporto di coppia, bensì anche il rapporto padre- figlio.

Gli argomenti narrati in realtà sono molteplici, questo perché nel descrivere la vita di qualcuno non si possono isolarne i singoli componenti. Ecco dunque che anche la vita lavorativa del protagonista è strettamente correlata a quella affettiva e per questo costituisce parte integrante del romanzo.
Leit motiv é senza dubbio il rimpianto.
Lorenzo, il protagonista, è infatti un uomo di circa quarant’anni che si trova a fare i conti con il proprio passato. Mette a fuoco quella che è stata la sua esperienza fino a quel giorno e capisce di voler provare a recuperare i due amori che più l’hanno messo in difficoltà: quello con il padre, che a causa delle difficoltà economiche e di un carattere introverso, è stato poco presente e quello con la sua ex compagna, che se n'è andata e sta per sposarsi con un altro.
Da questa presa di coscienza parte il viaggio di Lorenzo alla ricerca di tutti i momenti persi, del tempo sprecato e delle occasioni mancate. Si tratta di un viaggio introspettivo che lo porterà a conoscere meglio se stesso e a comprendere le ragioni ed i comportamenti di chi gli è accanto. Sarà quindi un percorso di grande crescita volto a non ripetere gli stessi errori del passato.
Secondo alcuni questo romanzo presenta diversi aspetti autobiografici. Quel che è certo e palpabile anche per chi non conosce la vita dell’autore è il suo stile molto genuino. Fabio Volo è infatti estremamente abile nel descrivere la quotidianità in modo autentico, sincero quasi spassionato.
L’insieme di questi fattori e la tipologie di storie narrate fanno sì che il lettore si possa facilmente riconoscere, almeno in parte, nei personaggi. Leggendo questo romanzo in particolare ci si stupisce di quanto la vita di Lorenzo a tratti sia sovrapponibile con la nostra.
Il ritmo della narrazione è certamente molto scorrevole e coinvolgente. Si alternano sapientemente momenti di commozione e malinconia con aspetti di grande leggerezza e ironia, proprio come accade a ciascuno di noi quando ci si guarda indietro e come in un libro, si ripercorre la propria vita.

8 marzo 2013

Il venerdì del Libro - Ad occhi chiusi di Gianrico Carofiglio

L’avvocato Guido Guerrieri decide di costituirsi parte civile in un processo molto delicato che tutti i suoi colleghi hanno avuto l’accortezza di rifiutare. L’imputato è un certo Gianluca Scianatico, medico appartenente alla Bari bene, figlio di Ernesto, un noto e potente magistrato, ovvero il presidente della Corte d’Appello, motivo per cui nessun avvocato avrebbe voluto inimicarselo. Egli è accusato di gravi maltrattamenti e di atteggiamenti persecutori nei confronti della sua ex compagna Martina Fumai che, per sfuggirgli, è andata a vivere in una comunità protetta, gestita da suor Claudia, una suora atipica e di bell’aspetto che insegna boxe cinese.
La parte che riguarda il processo rappresenta il fulcro della narrazione ed è, diversamente da come si potrebbe immaginare, molto trascinante. Il confronto con il giudice, lo scontro con l’avvocato difensore di Scianatico, Dellisanti, sono narrati con una fluidità e con una chiarezza da rendere il lettore partecipe in prima persona.
Il linguaggio, molto spesso ironico e pungente, al di fuori del tribunale lascia spazio ad un velo di nostalgia, soprattutto nei frangenti in cui Guido si ritrova, come la maggior parte dei quarantenni, a fare i conti con il proprio vissuto: le amicizie perse, la voglia di cambiare vita.
Di solito trova conforto nei libri o rispolverando un vecchio disco, stavolta, nonostante sia affettivamente legato a Margherita, sua vicina di casa, è nell’amicizia di suor Claudia che riesce a placare i suoi crucci più profondi, forse perché si accorge che, in fondo, hanno parecchie cose che li accomuna. L’evolversi delle indagini e degli interrogatori porterà ad un epilogo drammatico ricco di colpi di scena in cui suor Claudia, ancora una volta, ha una parte preminente.
In questo libro si parla spesso di paure, delle più diverse. La memoria di esperienze forti e drammatiche condiziona in modo decisivo le nostre azioni, i nostri rapporti sociali, conducendoci spesso verso destini imprevedibili a volte anche fatali. Il tunnel della paura presenta sempre una via d’uscita, un modo per rientrare in carreggiata. La chiave di volta è dentro ognuno di noi, l’importante è non essere soli. Con l’aiuto del prossimo è sempre possibile abbattere il muro che ci isola nell’angoscia e ci allontana da noi stessi. E’ ciò che ha fatto suor Claudia quando, da bambina, nel riformatorio incontra suor Caterina, e da adulta dirige una comunità per donne vittime di maltrattamenti; ed è, infine, ciò che fa Guido lanciandosi col paracadute ad occhi chiusi, appunto, dall’aereo sconfiggendo per sempre la paura dell’altitudine.

1 marzo 2013

Il venerdì del Libro - Le stagioni papere di Agostino Traini

Questa settimana voglio parlare di un libro bellissimo, con delle illustrazioni che mettono allegria e che il piccolo Fede sta apprezzando tantissimo.
Ho acquistato il libro perchè quest'anno il tema educativo del nido è la natura con i cambiamenti che subisce durante le varie stagioni.
E appena ho visto il libro di Agostino Traini (il creatore della Mucca Moka) me ne sono innamorata.
Ci sono dei simpatici paperotti alle prese con la ciclicità del tempo: indaffarati a cogliere il meglio da ogni stagione e ci fanno ridere e sorridere mostrandoci il punto di vista .... papero!!!!
Traini si è dilettato con questa tribù di pennuti, regalandoci delle meravigliose e divertenti tavole colorate dove il sole, il mare, la neve, gli alberi e i fiori suonano l'allegra musica delle stagioni al ritmo del tempo che scorre.
Il libro illustra anche il susseguirsi delle stagioni con il  variare delle feste e delle abitudini.
Ho trovato questo libro estremamente simpatico e sicuramente istruttivo.

22 febbraio 2013

Il Venerdì del Libro - Una piccola storia ignobile di Alessandro Perissinotto

È notte e il buio avvolge la campagna intorno a Milano.
Due mani si smuovono ansiose la terra indurita dal gelo.
Sono le mani di Anna Pavesi, una donna fuori posto e spaventata, che scava per capire, per scoprire come finirà la storia che pochi giorni prima, in uno strano gioco di equivoci, ha bussato alla sua porta.
A San Valentino il telefono di Anna ha squillato, ma per lei, separata da poco, nessun messaggio d’amore. Dall’altra parte del filo c’è Benedetta Vitali – nome noto della Milano bene – che le ha raccontato di Patrizia, una sorellastra dimenticata, tenuta a distanza per anni e poi ricomparsa all’improvviso e nel peggiore dei modi: in un fosso, uccisa da un’auto pirata su una strada di campagna.
Quello che Benedetta chiede ad Anna è di aiutarla a ricostruire gli ultimi mesi di vita della sorellastra, di aiutarla ad avere di lei almeno un ricordo e a capire come mai, dopo la sepoltura, il cadavere sia scomparso. Ma cosa c’entra Anna in tutto questo? Non è la sua storia, e non è il suo mestiere.
Lei non  un detective: è una psicologa. Eppure Benedetta insiste.
Ha fiducia in lei, nella sua sensibilità, nella sua discrezione: il buon nome di una famiglia in vista non va infangato!
E Anna, disoccupata da mesi e a corto di soldi, accetta l’anticipo di Benedetta e assume l’incarico.
Inizia così un’indagine insolita e spinosa, ambientata nella cupa atmosfera rurale che si respira ai margini della grande metropoli, sviluppata lungo un accidentato crinale di errori e ripensamenti in cui il caso è sovrano spietato e beffardo.
Persa in un labirinto di equivoche relazioni familiari, Anna ne ricostruisce il delicato ricamo, inciampando più volte nelle piccole e grandi lacerazioni della propria vita privata.
Alessandro Perissinotto sfida il cliché del giallo, minando pagina dopo pagina le certezze del lettore. Intrecciando il tessuto della buona società con le trame dell’emarginazione e dell’abbandono, l'autore si spinge fino al cuore nero della vicenda, dove si annida la banalità del male, dimostrandoci che spesso, dietro il disegno oscuro dell’omicidio, non c’è l’estetica perversa del serial killer, ma solo la brutale normalità di una piccola storia ignobile.