31 agosto 2012

... i tuoi figli non sono i figli tuoi ....

C’è un pensiero, nel «Profeta» di Gibran, che trovo meraviglioso: "I tuoi figli non sono i figli tuoi sono i figli e le figlie della vita stessa. Tu li metti al mondo ma non li crei, sono vicini a te ma non sono cosa tua. (…) Puoi dar dimora al loro corpo ma non alla loro anima. Perché la loro anima abita nelle case dell’avvenire dove a te non è permesso di entrare neppure col sogno". Poi conclude: "Tu sei l’arco che lancia i figli verso il futuro".
È un pensiero al quale ogni genitore dovrebbe attenersi, ma è faticosissimo da mettere in pratica. Me lo ripeto ogni sera, ma temo di mancarlo ogni giorno. La vita quotidiana lo mette di continuo in discussione.
La verità è che i genitori hanno paura per i loro figli.
La paura è senz’altro un’espressione d’amore, ma non è certo la migliore.
Se esistono delle applicazioni che danno ai genitori il controllo sui figli, se oltrepassano un perimetro che li fa andare troppo lontano, ciò è in contraddizione con questo pensiero di Gibran. In pratica, è la versione tecnologica del diritto che si prendeva il genitore di leggere di nascosto il diario dei propri figli — la versione tecnologica di questo gesto, è muoversi tra le pagine di Facebook con un’identità nascosta.
I genitori dicono: è per il suo bene.
Ma in realtà, è soprattutto il modo per tranquillizzare se stessi, non i figli. Se io so dov’è mio figlio in questo momento, sono io a essere più sereno, non lui. Bisogna provare ad avere il coraggio di non avere paura. Di avere fiducia, senza essere sicuri che questa fiducia verrà ripagata.
Bisogna avere il coraggio di far andare i figli per il mondo, e aspettare che tornino a casa, dopo che hanno vissuto delle ore dentro le quali, anche con le applicazioni più sofisticate, e l’aiuto di agenti del Kgb, non riusciremo mai a entrare. E aggiungo: per fortuna

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